giovedì 10 giugno 2010

Pensieri, Parole e Azioni... Karma!


La mia fede è nata nel 2005, grazie alla Mery, mia carissima amica e ex collega di lavoro, è una pratica che mi ha sempre incuriosita gia' dalla scuola, molto difficile ma che ti da tante soddisfazioni e ti permette di capire veramente quali sone le nostre cattive tendenze.
Insomma di capire chi siamo e cosa vogliamo veramente dalla vita! Bisogna avere tanta costanza e determinazione, però!! Cosa che purtroppo molte volte mi manca... ma voglio palarvi del Karma un argomento molto interessante e fondamentale della nostra Fede!!

Karma

Che cosa ci rende diversi l’uno dall’altro? Quale relazione condividiamo con il mondo circostante? Che cosa regola la nostra sofferenza o la nostra gioia? Tutto ciò che l’uomo ha pensato, detto, fatto è diventato poi il suo destino. Con una grande sintesi che riunisce il tempo e l’azione, l’individuo e l’ambiente, il cuore dell’insegnamento buddista si schiude l’insegnamento della vitae ce ne consegna le chiavi.

In molti scritti Nichiren Daishonin afferma che il suo buddismo ha il potere di cambiare ogni tipo di karma. Nel Gosho “Sul prolungamento della vita” si legge: “Il karma può essere anche diviso in due categorie: mutabile ed immutabile. Un sincero pentimento sradicherà anche il karma immutabile, per non dire di quello mutabile”.
Come può il buddismo di Nichiren Daishonin far cambiare il proprio karma?

Il karma immutabile può essere pensato come il karma i cui effetti sono destinati ad apparire in un determinato momento (come può essere la vita e la morte di una persona), ed il karma mutabile, invece, come quello i cui effetti non sono destinati ad apparire in un tempo definito.
In tal senso per quanto riguarda l’effetto nel tempo, il karma immutabile creato in un particolare momento della vita può essere di 3 tipi:
1) il karma i cui effetti sono destinati sono destinati a manifestarsi in un particolare momento di questa stessa vita;
2) il karma i cui effetti sono destinati ad apparire nella prossima vita;
3) il karma i cui effetti sono destinati ad apparire in una terza o più lontana esistenza.
Generalmente il karma più leggero manifesta il suo pieno effetto nello stesso periodo di vita nel quale è stato creato; la maggior parte delle azioni quotidiane appartiene a questa categoria.

L’idea di karma ha avuto origine nell’era delle Upanishad, in India, 200-300 anni prima dell’avvento del buddismo: da allora questo concetto fu alla base di ogni maggiore filosofia indiana. Il buddismo fece suo il concetto di karma, sviluppandolo ulteriormente.

Il termine sanscrito karma significava originariamente azione: nel suo Kusha Ron Vasubandhu spiega che il “il proprio comportamento è chiamato karma. Il buddismo, ampliando il concetto, identifica tre tipi di azioni: azioni fisiche, azioni verbali, azioni mentali. In altre parole, il karma si crea in tre modi: con atti, con parole e con pensieri. Anche se normalmente non traduciamo i nostri pensieri in parole o azioni, e gli altri restano completamente all’oscuro di ciò, ugualmente attraverso i pensieri formiamo un karma.

La gravità della creazione di karma (leggero o pesante) è in relazione crescente al tipo di azioni, come detto: mentali, verbali o fisiche.
In particolare rilievo è da considerare un’ulteriore specifica, cioè la reiteratività dell’azione. Cioè va tenuto conto quante volte viene ripetuta una stessa azione per incidere sulla creazione di karma, cioè se un’azione venga compiuta una sola volta (e allora si crea un karma relativamente leggero) oppure venga ripetuta una, 100, 10000 volte (e allora si crea karma relativamente pesante anche se solo eseguito solo con il pensiero). Ad esempio se si pensa male di una persona solo una volta viene creato karma leggero, mentre se lo stesso pensiero viene riprodotto 1000 volte crea un karma pesante che di solito alla fine si manifesta in modo unico ma deflagrante.

L’usuale sequenza per creare karma è la seguente:
1) le intenzioni operano nella mente;
2) le intenzioni danno vita a parole ed azioni reali;
3) gli effetti di quelle parole e di quegli atti non scompaiono ma rimangono imprese nella nostra vita.
Attraverso questi tre tipi di azioni il karma, gradualmente, viene accumulato nella nostra vita.
Il karma come forza potenziale è chiamato karma latente o karma non manifesto: è invisibile, ma ciò nonostante produrrà effetti visibili.

La forza del karma, immagazzinata come energia latente nella ottava coscienza alaya non decresce o scompare da sola. Sempre Vasubandhu in un trattato sulla visione mahayana del karma, afferma: “Il karma latente non scompare nemmeno con il passare di centinaia di eoni. Quando si incontra lo stimolo adeguato il suo effetto immancabilmente apparirà”.

Il karma può essere suddiviso a grandi linee in buono o cattivo. Il karma buono sorge dalle funzioni positive come la compassione e la pazienza mentre il cattivo karma prende origine da funzioni negative come ira o avidità.
Quando una persona è preda dell’illusione del proprio karma i suoi desideri la spingono a compiere azioni che creano un karma negativo, che genera sofferenza che dà origine a sua volta di nuovi desideri. Per essere veramente liberi occorre “spezzare” questo circolo vizioso. Questo non significa che per diventare liberi e felici sia necessario eliminare i desideri.
Basandosi sulla natura illuminata che esiste nella nostra vita i desideri stessi diventano origine di azioni che formano un karma positivo che, a sua volta, genera felicità



Tre aspetti del karma: tendenza, relazione e causa
La tendenza karmica si riferisce ad una particolare predispone o carattere o, maglio ancora ad uno stato vitale di base che si incide nella vita di un individuo in seguito alla ripetizioni costante di determinate azioni. Può essere il modo di fare o di reagire in presenza di stimoli esterni. Nel gosho La vera entità della vita, Nichiren Dishonin: “Si diviene devoti del sutra del Loto in virtù della tendenza karmika che proviene dalla pratica fatta nelle proprie passate esistenze”. Questa tendenza può essere forte o debole.

La relazione karmica è qualunque tipo di rapporto che ci lega ad altre persone. Può essere spessa o sottile, superficiale o profonda. Così, per esempio, benché nella vita si incontrino innumerevoli persone, con alcune si stabilisce una profonda amicizia, mentre con altre non succede niente. Oppure con alcuni si possono avere numerosi figli, con altri non si possono avere.
La relazione karmica delle persone che incontriamo nella vita presente è l’effetto di relazioni karmiche risalenti all’infinito passato, così come noi abbiamo forti legami con i nostri genitori o figli essi risalgono a tempi remoti risalenti all’infinito passato, nei quali magari i ruoli si erano scambiati rispetto ai presenti, cioè se oggi siamo genitori e figli in un passato eravamo figli e genitori, nel quale quelli che oggi sono i nostri figli, in un passato infinitamente lontano erano magari i nostri genitori, un po’ come, paradossalmente noi fossimo i genitori dei nostri genitori.

La causa karmica, come detto, è ciò che resta inciso nella nostra vita ogni volta che pensiamo, parliamo o agiamo. Provare gioia o dolore, incontrare difficoltà o situazioni fortunate, ammalarsi o essere sani, tutto quello che ci accade non è altro che l’effetto evidente di una causa karmica nascosta nella nostra vita: la sofferenza è l’effetto di cause karmiche negative mentre, al contrario, la felicità è l’effetto di cause positive,. Dal punto di vista del buddismo l’individuo stesso è autonomo artefice del proprio destino.

Possiamo prendere ad esempio ciò che può essere una forte relazione tra due persone: un matrimonio o una relazione similare.
Oggi non esiste, come in passato, l’obbligo a sposarsi, quando il matrimonio era imposto dai genitori; eppure, dopo aver vissuto insieme 3, 10, 30 anni accade che qualche coppia si separi.
Questo dipende dal karma nei suoi 3 aspetti descritti: due persone divengono marito e moglie (o compagno e compagna) tramite una forte relazione karmica. Se questa relazione è superficiale si può finire col separarsi, se invece è profonda, la convivenza può durare per molto tempo.
Un matrimonio è il risultato di una relazione karmica.
Un divorzio o separazione è l’effetto di una causa karmica.
All’inizio questa causa non si vedeva e si è manifestata in seguito a una tendenza karmica: il marito che non lavora o la moglie che si lamenta, pian piano queste tendenze fanno emergere la causa karmica.
La moglie è diventata l’occasione esterna che ha permesso alla causa interna del marito di manifestarsi; al tempo stesso, il marito è diventato un’occasione esterna per la moglie: ma tutti e due possedevano la causa interna per divorziare.
Dal punto di vista del buddismo non si può dire chi avesse ragione e chi torto: l’unica soluzione può essere trasformare il proprio karma.
Qualcuno risolve il problema con un secondo matrimonio che può non concludersi allo stesso modo dl primo, ma può anche essere che ci si divorzia più volte: questo perché si è solo cambiato compagno ma non la causa della sofferenza.

Infine una ulteriore specifica può essere indotta dalla differenza tra karma individuale e karma collettivo.
Come karma individuale si può considerare quello che può essere il karma specifico riguardante solo il singolo individuo, mentre come karma collettivo si può considerare quello che riguarda un gruppo sociale di appartenenza o un popolo o infine anche l’intero genere umano, ciò che l’individuo segue le sorti di un intero popolo o gruppo sociale, nel bene e nel male, come possono ad esempio essere le guerre tra un popolo e un altro, o problemi di tipo razziale, sociale o politico, finanche sportivo, o più ancora problemi di ambiente o di globalizzazione a livello planetario.






"Qualsiasi azione, mentale verbale o fisica, compiuta da qualunque essere vivente, produce un effetto corrispondente. L'insieme degli effetti inerenti alla vita di una persona costituisce il suo karma. Non esiste quindi nessun destino cieco da maledire ne nessuna provvidenza divina da venerare; e neppure esiste il meccanico agire della natura o il fortuito presentarsi degli eventi. A livello profondo, ciascuno è interamente responsabile delle cause poste, ciscuno è l'artefice del bene e del male che subisce."

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